l'olocausto gay
Prima dell'avvento del Terzo Reich in Germania, Berlino veniva considerata una città liberale con molti locali gay, nightclub e spettacoli di cabaret. C'erano molti locali dove turisti e residenti eterosessuali ed omosessuali potevano praticare il travestitismo. Dall'inizio del secolo apparvero alcuni significativi movimenti di liberazione omosessuale. Sia pure in misura minore, si sviluppò anche un timido movimento lesbico, Quei club divennero luoghi nei quali l'omosessualità femminile incominciò a organizzarsi. Il movimento di liberazione omosessuale venne rapidamente eliminato con l'avvento al potere del partito nazista capeggiato da Adolf Hitler. L'ideologia nazista reputò l'omosessualità incompatibile con i propri ideali considerando che le relazioni sessuali dovessero: « [...] essere finalizzate al processo riproduttivo, essendo loro scopo la conservazione ed il prosieguo dell'esistenza del Volk [popolo], piuttosto che la realizzazione del piacere dell'individuo. » Dopo aver consolidato il suo potere ed essere diventato Cancelliere, Hitler incluse la categoria degli omosessuali tra coloro che dovevano essere inviati nei campi di concentramento durante l'Olocausto. Nel 1934 venne creata una sezione della Gestapo che aveva l'ordine di compilare speciali liste di individui omosessuali. Nel 1936, Heinrich Himmler, comandante delle SS, creò l'Ufficio centrale del Reich per la lotta all'omosessualità e all'aborto. Il decreto costitutivo di questo nuovo ufficio recitava: « [...] Le attività omosessuali di una non trascurabile parte della popolazione, costituiscono una seria minaccia per la gioventù. Tutto ciò richiede l'adozione di più incisive misure contro queste malattie nazionali. » Himmler, divenne molto attivo nella campagna di soppressione dell'omosessualità. Egli esclamò: "Dobbiamo sterminare la radice e i rami di questa gente... gli omosessuali devono essere eliminati!".
La persecuzione nazista degli omosessuali venne portata a termine principalmente attraverso l'inasprimento delle leggi omofobiche, il tristemente conosciuto paragrafo 175, in nome del quale 100.000 gay vennero arrestati, 60.000 condannati a pene detentive e un numero sconosciuto internati in ospedali psichiatrici. Il triangolo rosa era il marchio di stoffa che veniva cucito sulla divisa degli internati per omosessualità, in base al paragrafo 175, nei campi di concentramento nazisti. Il colore rosa era stato ovviamente scelto per scherno nei confronti di chi era giudicato intrinsecamente effeminato: alle lesbiche internate di cui si ha notizia fu imposto invece il triangolo nero delle "asociali". Non tutti i prigionieri con un triangolo rosa si identificavano come gay (talvolta erano sposati con una donna e avevano avuto solo pochi rapporti omosessuali). La maggior parte degli uomini gay che soffrirono e morirono nei lager nazisti in realtà portavano la stella gialla (perché erano sia gay sia ebrei). Per questo motivo è difficile raggruppare un insieme coerente di vittime gay e contarne il numero. Comunque, una stima di massima comunemente accettata dei prigionieri che portarono il triangolo rosa è tra i 5.000 e i 15.000. Coloro che furono imprigionati con il triangolo rosa non sono mai stati risarciti dal governo tedesco. Anzi, alcuni di loro, che rimasero apertamente gay, furono di nuovo imprigionati anche dopo il nazismo, come Heinz Dörmer, che subì complessivamente 20 anni di reclusione prima nei campi di concentramento nazisti e poi nelle carceri della Repubblica Federale Tedesca. L'emendamento nazista al paragrafo 175, che trasformava l'omosessualità da un reato minore a un delitto (reato penale), benché modificato in diverse riprese, il paragrafo rimase legge tedesca fino al 1994. L’ultimo omosessuale internato nei campi di concentramento, Rudolf Brazda, è morto in Francia il 5 agosto 2011.